Made in Steel 2013: alla ricerca dell’efficienza d’impresa

La prima edizione milanese di Made in Steel 2013 ha trattato i temi cardine del settore, dalla necessità di maggiore efficienza all’avanzamento della concorrenza. Alla Fiera Milano City si sono susseguiti 25 tra convegni e tavole rotonde, dando vita a un incontro attesto dagli operatori. Si è discusso di come cambiano gli scenari, quali saranno le scelte strategiche per la tenuta futura e le nuove tecnologie per rendere competitivo quello che rimane uno dei settori chiave della politica industriale europea. Il comparto in Italia lavora al “60% della capacità produttiva” ha dichiarato Antonio Gozzi, presidente di Federacciai. Il futuro dell’acciaio non potrà che ruotare intorno “all’innovazione, la sostenibilità e la cooperazione” ha ribadito il numero uno dell’associazione senza usare mezzi termini.

E proprio nell’ambito dell’implementazione tecnologica Regesta, presente con uno stand, ha potuto incontrare molti addetti ai lavori delle aziende leader sullo scenario internazionale. Le performance di produzione devono fronteggiare il gigantesco mercato asiatico che avanza minaccioso, con grande flessibilità e con la razionalizzazione dell’offerta. L’internazionalizzazione è la chiave che l’industria dell’acciaio italiano dovrà usare per rimanere competitiva in ambito mondiale. Non a caso ai buyer provenienti da mezzo mondo, dall’Algeria all’India, si sono rivolti i delegati delle Camere di Commercio italiane di Svezia, Svizzera, Germania, Tunisia, Marocco, Turchia, India, Brasile ed Emirati Arabi Uniti; nei meeting sono stati presentati i rispettivi sistemi-paese che saranno sempre più gli scenari di domani.

Il ruolo degli strumenti informatici che Regesta fornisce attraverso i software SAP diventa strategico e indispensabile per contrastare l’avanzata delle multinazionali asiatiche. Anche Elia Zamboni, vice direttore de Il Sole 24 Ore, ha evidenziato l’importanza di un puntuale gestione di tutti i processi di produzione e di vendita: “L’economia è meno digitale di quanto venga rappresentata e le aziende sono sensibili alla tecnologia produttiva, meno a quella informativa e comunicativa”

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